Design drops: il veliero trasparente di Franco Albini

Realizzata nel 1939 e presentata per la prima volta sulla copertina di Domus nel 1941, la celebre libreria, la cui forma rimanda a costruzioni navali, è diventata rapidamente un’icona di design dalla storia travagliata. Nasce infatti come sfida costruttiva realizzata in un unico esemplare per l’abitazione dell’architetto dove, vent’anni dopo, venne distrutta da una forte risonanza sonora; il Veliero venne poi ricostruito nel 1979 in occasione di una mostra per celebrare la carriera di Albini e, in seguito, smantellato. Per circa settant’anni quindi la sua esistenza è rimasta sconosciuta ai più, complice anche il fatto che lo stesso Albini era solito trattarlo come se fosse un prototipo su cui lavorare, ripensandolo continuamente a livello statico senza mai arrivare ad un’opera compiuta. Nel 2005 Cassina tenta una ricostruzione per la mostra “zero gravity” della Triennale di Milano tenendo come base i progetti originali, ma la soluzione non soddisfa: pur avendone migliorato le qualità strutturali mancava di quella leggerezza poetica frutto di ricerca, di sperimentazione, di cura nei minimi dettagli che ha sempre caratterizzato il lavoro di Albini.Vengono quindi interpellati ingegneri e strutturisti navali per arrivare alla soluzione che conosciamo oggi: una tensostruttura in frassino e acciaio che coniuga semplicità e riduzione ai minimi termini degli elementi costruttivi all’armonia e alla poetica nascosta dietro il progetto di una semplice libreria.

Made in 1939 and presented for the first time on the cover of Domus in 1941, the famous bookcase, whose shape refers to shipbuilding, has quickly become an icon of design from troubled history. It was born as a construction challenge created as a single copy for the home of the architect where, twenty years later, was destroyed by a strong sound resonance; the Veliero was then reconstructed in 1979 on the occasion of an exhibition to celebrate the career of Albini and, later, dismantled. For around seventy years, then its existence has remained unknown to most, also complicit in the fact that Albini himself treated it as a prototype to work on, continually rethinking on a static level without ever reaching a finished work. In 2005, Cassina tried a reconstruction for the show “zero gravity” of the Milan Triennale keeping the original plans as a basis, but the solution does not satisfy: while having improved the structural quality, it was missing the poetic lightness, fruit of research, of experimentation, of care down to the smallest detail that has always characterized the work of Albini. Structural engineers and naval engineers are then consulted to arrive at the solution that we know today: a tensile structure in ash and steel that combines simplicity and reduction to the minimum terms, building elements to the harmony and poetics hidden behind the project of a simple bookcase.

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source:

1) frombaltic, 2) interior photographer, 3) fondazione Albini, 4) ai-architect, 5) Italian Ways, 6) Cassina, 7) Cassina, 8) Cassina como 

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